Pagina della Chiesa Madre realizzata da Alessandro Palermo con notizie sull'arte, sulla storia e sulla tradizione popolare della Città di Salemi

I BENI ECCLESIASTICI DELLA CITTA' DI SALEMI

I BENI ECCLESIASTICI della Città di SALEMI
[in allestimento]

Presentiamo in questa pagina alcune opere artistiche più preziose presenti e custodite nel territorio di Salemi al fine di far conoscere il ricco patrimonio culturale e artistico del nostro paese. Il lavoro è a cura di Alessandro Palermo.
Alcune di queste opere sono collocate nelle diverse chiese della città, altre esposte nell'attuale Museo D'Arte Sacra di Salemi.
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LE TELE

N°1: La tela della "Madonna degli Angeli" di Giuseppe Salerno, sec. XVII

Grossa tela del sec. XVII (1600-1649), collocata nell'altare maggiore della Chiesa della Madonna degli Angeli, detta del SS. Crocifisso. Attribuita all'artista palermitano Giuseppe Salerno (forse identificabile con lo Zoppo di Gangi), la tela raffigura la Madonna, incoronata regina, tra il Cristo glorioso e San Francesco D'Assisi, con sopra la colomba simbolo dello Spirito Santo; la Vergine è sorretta da diversi angeli e cherubini. In basso l'artista ha rappresentato, in uno squarcio monumentale che lascia intravedere sullo sfondo un paesaggio collinare con un castello medievale, alla nostra destra alcuni santi dell'ordine francescano: San Antonio da Padova, Santa Chiara D'Assisi, un santo cardinale francescano e un'altro santo francescano e  alla nostra sinistra Santa Maria Maddalena (o Maria di Betania). In fondo ai lati della tela troviamo riprodotti, ugualmente per ogni lato, uno stemma nobiliare, probabilmente della famiglia che ha commissionato l'opera. 

N°2: La tela della "Madonna degli Angeli" di Mariano Smiriglio, 1604.

Prestigioso esempio di cultura artistica del primo seicento in Sicilia, un tempo collocata nell'altare maggiore della Madrice, in seguito alla demolizione dell'edificio l'opera è passata in custodia al Comune; oggi allestita nella Sala 4 del Museo D'Arte Sacra di Salemi
Olio su tela (320 x 230 cm.) ad opera del Regio Architetto del Senato di Palermo Mariano Smiriglio, datata al 1604 e restaurata nel 1967 da Carlo Giantomassi. Al centro troviamo al Vergine Maria che tiene col braccio sinistro il Bambino Gesù, con la mano sinistro un elegante scettro dorato e con la mano destra tocca, quasi come per indicare, il Bambino. Poggia su un'ampia mezza luna che a sua volta è sorretta da due angeli e da tre cherubini. La Vergine si presenta solenne nel portamento e delicata nel movimento del corpo e del capo. Il bambino abbraccia la Vergine col braccio destro e con il sinistro tocca quasi appoggiandosi al petto della Madre. Due angeli, accuratamente vestiti, reggono una solenne corona a cinque punte sopra la testa della Vergine. Dal capo della Vergine si staglia un ampio cerchio dorato e luminoso il quale è accerchiato da molte figure angeliche in alto al centro una colomba, simbolo dello Spirito Santo, da cui si diparte una luce. Attorno alla Madonna troviamo, sorretti su delle delicate nuvole, diversi angeli, cherubini e due giovani uomini (in basso ai lati) rappresentati in azione di suonare alcuni strumenti musicali. Al centro in basso due grandi angeli, su delicate nuvole, sorreggono un grosso cartiglio dorato, il quale a sua volta poggia su un angelo cherubino.
L'opera è significativa e interessante per la conoscenza della cultura figurativa del primissimo '600 in Sicilia e anche per comprendere la personalità dell'autore, già noto come il maggior architetto di Palermo. Quest'opera ha una varietà di ricchezza e di riferimenti culturali che vanno dai lontani echi correggeschi a più dirette menzioni zuccaresche e ai vicini influssi del Paladini, maestro dell'autore, mediante forse, specialmente nel colore del barocismo di un Zoppo di Gangi, largamente diffuso in quei anni a Palermo. Per maggiori informazioni consultare lo studiohttp://www.matricesalemi.blogspot.it/p/la-madonna-degli-angelidi-mariano.html

N°3: La tela della "Sacra Famiglia con Santi" di Giacinto Calamonaci, sec. XVIII.

Collocata un tempo in una delle diverse cappelle della Madrice adesso è allestita presso il Museo D'Arte Sacra di Salemi. Attribuita all'artista Giacinto Calamonaci, sec. XVIII
In alto è rappresentata la Sacra Famiglia assieme ai santi Anna e Gioacchino sorretti su delle nuvole. Ai piedi della Sacra Famiglia troviamo a destra S. Rosalia con un angelo che reca un giglio (simbolo della verginità) e a sinistra S. Lorenzo martire con un angelo che reca la griglia (simbolo del suo martirio), anch'essi sorretti su delle nuvole. Infine in basso, in mezzo al mare, è dipinta la Sicilia.


N°4: La tela "dell'Annunciazione", di P. Bonaccorso, sec. XVIII.

La tela dell'Annunciazione del Signore, sec. XVIII, realizzata dall'artista Pietro Bonaccorso per la chiesa del Collegio dei Gesuiti, oggi Chiesa Madre; collocata nella sua cappella (la prima  nella parte destra della chiesa). 
L'artista raffigura la Vergine Maria in preghiera, inginocchiata con il libro dei Vangeli aperto mentre un angelo porta l'annuncio del concepimento del Signore. In alto una colomba, simbolo dello Spirito Santo, manda un raggio di luce che toccando prima la mano sinistra dell'angelo arriva sopra la Vergine Maria. Sullo sfondo, sotto la colomba, una finestra che va intravedere un cielo azzurro. Nella stanza troviamo a destra una sedia con sopra un panno rosso scarlatto e accanto alla Vergine un vaso con un giglio fiorito. Infine da notare il pavimento della stanza realizzato con dei mattoni gialli e bianchi a forma di rombi.

N°5: La tela di "S. Giovanni evangelista" di P. Bonaccorso, sec. XVIII.

Collocata un tempo nella Madrice, oggi custodita nel Museo D'Arte Sacra della Città. Realizzata dall'artista Pietro Bonaccorso, sec. XVIII
Il santo viene rappresentato nell'atto di scrivere il suo vangelo, veste con un abito verde e porta sopra di esso un ampio manto rosso; ai suoi piedi troviamo dei libri e accanto, alla sua destra, un albero. In alto, alla sinistra del santo, è raffigurata l'Immacolata in un medaglione di nuvole e angeli. Sullo sfondo abbiamo un lago con una nave e  all'orizzonte un monte


N°6: La tela "dell'Addolorata"sec. XVIII.

Un tempo collocata nella Chiesa della Catena, oggi custodita nella Chiesa-Museo di S. Agostino. Di autore ignoto, sec. XVIII.
La Vergine addolorata è raffigurata al centro con attorno diversi angeli che portano i vari strumenti della passione e morte del Signore: la colonna, i chiodi, la lancia, la scala, velo della Veronica, un guanto, etc. In basso per terra troviamo l'iscrizione della Croce, il martello. In alto, sopra il capo della Madonna, due angelo sorreggono la corona di spine e tengono tra le mani un cartiglio. La Vergine Maria col volto addolorato, porta un ampio manto di colore blu scuro e il tradizionale pugnale nel petto; con le braccia e le mani aperte quasi come per indicare i vari strumenti della passione, il volto addolorato.

N°7: La tela "dell'Adorazione dei Magi" di Fra Felice da Sambuca, sec. XVIII.

Tra le 14 tele che raffigurano alcuni importanti episodi della vita di Gesù, dalla nascita sino alla crocifissione, di particolare bellezza abbiamo quella dell'Adorazione dei Magi. Tutte e 14 realizzate, nel sec. XVIII, dall'artista Fra Felice da Sambuca e collocate, assieme ad altre tele dello stesso autore, nella Chiesa di S. Clemente, detta comunemente di "S. Annedda".
Ammiriamo la Vergine Maria con in braccio il Bambino Gesù benedicente, con ai piedi un magio inginocchiato in adorazione con il suo dono mentre un paggio tiene il suo mantello; accanto a questo magio, altri due in piedi in atto di donare i loro doni. I magi sono accuratamente vestiti. Sullo sfondo troviamo, accanto alla Vergine S. Giuseppe, e dietro i magi un cavallo e alcuni uomini (forse pastori). La scena si svolge di notte all'aperto in un paesaggio roccioso sotto un cielo sereno blu illuminato da una piccola e lontana stella cometa.

N°8: La tela "dell'Immacolata", di N. Mineo, sec. XVIII.

Grossa tela inserita in una ricca e monumentale cornice lignea, decorata con motivi floreali e geometrici, collocata all'altare maggiore della Chiesa della Concezione. L'opera è dell'artista N. Mineo , sec. XVIII(1700 - 1724).
Al centro troviamo la Vergine Maria sospesa in alto su delle nuvole, con ai piedi la mezza luna. Sopra la Vergine abbiamo Dio Padre, sorretto su delle nuvole e insieme alla colomba (simbolo dello Spirito Santo), con le braccia allargate come per accoglierla; dall'altra parte, sempre in alto, due angeli e diversi cherubini assistono alla scena. Dal capo della Vergine si staglia un raggio di luce che illumina tutta la scena superiore. Ai piedi della Vergine troviamo un angelo che tiene, in alto verso la Madonna, con la mano destra uno specchio e sotto la Vergine un altro angelo tende la sua mano con un ramoscello, verso la terra in cui striscia il serpente della Genesi. 

N°9: La tela di "S. Antonio Abate", di Vincenzo Blandini, 1690.

Un tempo collocata nella Chiesa di S. Stefano, probabilmente in seguito al terremoto del '68 fu spostata nella vicina Chiesa di S. Francesco di Paola per poi passare, assieme a quei beni affidati in custodi al Comune  per il Museo D'Arte Sacra della città. La tela oggi è custodita nella Chiesa-Museo di S. Agostino. L'opera è firmata, in basso a destra, -Vincenzo Blandini- e datata al 1690 (sec. XVII).
Troviamo raffigurati: alla nostra sinistra S. Antonio Abate con il bastone e il corvo che porta col becco il cibo all'eremita; alla nostra destra troviamo un altro eremita inginocchiato e con le mani giunte per la visita del Santo, egli è vestito con un solo mantello. La scena si svolge in un paesaggio montuoso con alberi e palme sotto un cielo annuvolato attraversato da uno stormo di neri uccelli.

N°10: La tela di "S. Francesco D'Assisi", sec. XVI-XVII.

Preziosa tela, di medie dimensioni, custodita presso la chiesa di S. Biagio; ricca di riferimenti fiamminghi, di autore ignoto, collocabile tra il XVI e il XVII sec
Il santo, con le stigmate, viene raffigurato (al momento del suo trapasso) tra le braccia di un angelo che da dietro lo sostiene con le sue mani. Il santo nella mano sinistra tiene un teschio poggiato su una roccia e affianco con un crocifisso di legno. Sullo sfondo viene raffigurato un paesaggio con dei monti e degli alberi sotto un cielo sereno azzurro. 


N°11: La Tela di "S. Michele Arcangelo", sec. XVIII.

Custodita nella Chiesa di S. Francesco di Paola, di autore ignoto, sec. XVIII.
L'Arcangelo è raffigurato secondo la comune iconografia, mentre veste abiti militari e portando con la mano sinistra lo stendardo con la scritta "quis ut Deus" (chi come Dio) e nella mano destra una spada; sul tutto porta un mantello di colore rosso su cui è riportata l'immagine dell'Immacolata. Sopra, nella parte superiore della tela, abbiamo raffigurata la SS. Trinità accerchiata da alcuni angeli; accanto all'Arcangelo troviamo un angelo che sorregge uno scudo e un'altro nell'atto di prendere le punte dello stendardo. 

N°12: La tela "dell'Immacolata Concezione", sec. XVII.

Raffinata tela del sec. XVII che raffigura la Vergine Immacolata, un tempo collocata nella Chiesa di S. Anna, adesso esposta nel Museo D'Arte Sacra.
Al centro troviamo raffigurata la Vergine Maria che poggia su un globo (probabilmente la terra con l'isola della Sicilia raffigurata); ai piedi la mezza luna e il serpente con la testa sotto il piede della Vergine. La Vergine Maria veste con un abito bianco e sopra un mantello blu scuro; dal suo capo si diparte un'intensa luce e un'aureola con dei raggi di luce. In alto è raffigurato Dio e lo Spirito Santo, un angelo nell'atto di donare una corona di rose bianche e un altro angelo che tiene tra le mani uno specchio.
In basso, ai piedi della Vergine troviamo, alla nostra destra due mori vestiti con i loro abiti, di cui uno è di un forte color rosso (probabilmente l'artista ricorda un presunto avvenimento accaduto al momento dell'arrivo del simulacro dell'Immacolata, custodito in Chiesa Madre, in cui due mori si convertirono al cristianesimo e presero il nome di "mariano"); alla nostra sinistra troviamo due angeli accuratamente vestiti, uno di loro offre l'incenso e un altro loda la Vergine Maria. A terra in basso troviamo curiosamente gettate alcune mitre episcopali e una tiara assieme ad altri oggetti. Sullo sfondo si intravede un paesaggio con un alto monte e una valle.

N°13: La tela dei "Santi Pietro e Paolo", sec. XVI (sec. XVII).

Un tempo collocata e venerata nella Madrice della città, la grossa tela raffigura l'incoronazione della Vergine con sotto i Santi Pietro e Paolo e, al loro centro, S. Giacomo e un nobile aragonese in preghiera (forse il committente dell'opera). Di autore ignoto realizzata nel ricco periodo Aragonese Siciliano (sec. XVI-XVII) oggi è collocata nella Chiesa del Crocifisso.
In alto troviamo rappresentata la Vergine Maria mentre viene incoronata dalla SS. Trinità, la scena è racchiusa in una cerchia di angeli e di nuvole. In basso troviamo i due Santi Apostoli, Pietro con in mano le chiavi e Paolo che tiene tra le mani una grossa spada e il Vangelo, la scena è collocata all'aperto in un campo verde e delle montagne sullo sfondo. Al centro dei santi troviamo S. Giacomo, caro alla casata Aragonese e particolarmente venerato in questo periodo storico, e un nobile spagnolo in preghiera vestito con tipici abati del periodo (probabilmente il committente dell'opera).
La tela è rovinata in molti punti del dipinto ed è poco visibile nei colori per un forte strato di polvere che ricopre l'intera immagine.

N°14: La tela del "Martirio di S. Erasmo", Vincenzo Blandini, 1690.

Firmata Vincenzo Blandini e datata 1690, un tempo collocata nella Chiesa di S. Stefano, raffigura il martirio di S. Erasmo, vescovo di Antiochia e martire. Oggi la tela è custodita nel Museo della Chiesa Madre (Chiesa di S. Agostino).
La tela raffigura il martirio del Santo svoltosi a Formia e di fronte la corte del tribunale di Diocleziano. La pratica della tremenda tortura scelta, qui rappresentata, che causò la morte del Santo, fu l'evisceramento. In primo piano troviamo lo strumento manovrato da un soldato a forma di ruota (l'argano) e in basso il corpo del Santo disteso con il ventre aperto e le viscere che fuoriescono. In alto a sinistra il giudice della corte che ordina il martirio; a destra un soldato che indica la scena della tortura; sullo sfondo la statua di una divinità pagana che secondo la leggenda il Santo si rifiutò di venerare. 

N°15: La tela di "S. Rosalia", sec. XVIII.

Di ignoto autore e del sec. XVIII, custodita nella Chiesa Collegio, un tempo collocata nell'attuale cappella di S. Nicola. 
In basso troviamo raffigurata la santa nell'atto di scrivere su una grossa pietra; S. Rosalia tiene in mano una pietra e nell'altra un chiodo e volge il suo sguardo alla Vergine Maria col Bambino raffigurata nella zona superiore della tela. Il bambino, che la Madonna tiene sulle ginocchia, tiene con la mano destra una croce e con la mano sinistra prende una corona di rose dalle mani di un angelo (simboli iconografici della Santa palermitana). La Madonna invece con la mano destra indica la Santa. 
Tutta la scena superiore è avvolta da una luce che si staglia dalla testa della Vergine Maria, attorno alla Madonna abbiamo raffigurate nuvole e angeli. La scena inferiore è ambientata tra le rocce, in basso troviamo un angelo che tiene un grosso libro (il vangelo). Sullo sfondo, all'altezza della testa della Santa, si nota un paesaggio con un' alta montagna.

N°16: La tela della "Madonna della Catena", sec. XVI.

Un tempo collocata e venerata nella ricca e antica Chiesa della Madonna della Catena, ubicata lungo la borghese via Duca degli Abruzzi. L'opera è di ignoto autore ed è collocabile intorno al XVI sec. Oggi è custodita presso il Museo D'Arte Sacra della Città.
Troviamo raffigurata al centro la Vergine Maria seduta con in braccio il Bambino Gesù, ai suoi rispettivi lati troviamo i santi Sebastiano martire e Francesco di Assisi.  La Madonna siede su un trono avente come sfondo un elegante drappo di stoffe, il Gesù bambino che tiene in braccio sembra che stia consegnando qualcosa a S. Sebastiano. S. Francesco di Assisi veste con il saio ed è rappresentato in atto di venerazione verso la Vergine Maria; S. Sebastiano veste con un drappo rosso e porta sul corpo le frecce conficcate con cui subì il suo martirio, anch'egli in atto di venerazione. Entrambi i Santi indicano con la mano destra il fondo della tela dove in un rettangolo sono raffigurate le anime del purgatorio.
Lo sfondo dell'intera scena raffigura un paesaggio con delle case, monti e alberi. La tela non è in buone condizioni e non permette di cogliere la bellezza dei vari particolari.

N°17: La tela della "Deposizione del Cristo morto", sec. XVII - XVIII.

Un tempo custodita della Chiesa di S. Chiara oggi collocata nella Chiesa del Collegio (Chiesa Madre), l'ignoto autore ha copiato la Deposizione (parte centrale del trittico) del Rubens conservata ad Anversa cambiando però la posizione dei soggetti; l'opera è collocabile nel sec. XVIII o XVII.
Alla stessa maniera della tela del Rubens troviamo al centro la croce da cui pende il corpo morto del Signore, sorretto da un lenzuolo e dalle mani di alcuni uomini e donne. In buona parte l'autore ha saputo realizzare una attenta copia della tela del Rubens, presentando però i personaggi invertendo la posizione. 

N°18: La tela di "S. Antonio da Padova", di Fra Felice da Sambuca, sec. XVIII.


Realizzata dall'artista siciliano Fra Felice da Sambuca (sec. XVIII) per la Chiesa della Concezione, dove tutt'ora è collocata. 
L'elegante tela rappresenta al centro S. Antonio da Padova inginocchiato davanti un altare, rialzato sopra tre gradini, nell'atto di celebrare qualche azione liturgica (veste con la cotta e la stola); accanto al santo troviamo un giglio, suo tradizionale simbolo identificativo. A sinistra abbiamo il patrono S. Nicola di Bari inginocchiato e nell'atto di indicare, con l'indice destro, S. Antonio; il santo indossa abiti tipicamente orientali, accanto a lui troviamo la mitra orientale e il pastorale latino. A destra abbiamo S. Francesco D'Assisi, inginocchiato e in azione di venerazione nei confronti di S. Antonio; nella mano sinistra porta una croce papale di colore rosso e ai suoi piedi troviamo un teschio. Sempre a destra ma sullo sfondo abbiamo S. Felice da Cantalice, probabilmente un auto ritratto dell'artista. Infine sullo sfondo intravediamo alcune figure, forse angeli o santi, e sopra l'intera scena, immerso tra le nuvole e una forte luce gialla, la colomba, simbolo dello Spirito Santo.

N°19: La tela di "S. Benedetto Abate", sec. XVIII (fine sec. XVII).

Grossa tela proveniente dalla Chiesa di S. Anna, collocabile tra la fine del sec. XVII e gli inizi del sec. XVIII, oggi custodita presso il Museo della Chiesa Madre.
Al centro troviamo S. Benedetto Abate mentre tiene, con la mano sinistra, il Vangelo e con la mano destra il pastorale. Alla sinistra del santo troviamo S. Scolastica, inginocchiata e anch'essa portando in mano il pastorale da badessa; vicino la testa della santa scorgiamo una colomba e accanto a lei altre monache dell'Ordine. Alla destra di S. Benedetto invece riconosciamo alcuni monaci sempre inginocchio e in atto di venerazione verso il Santo. Ai piedi del santo abbiamo un angelo che tiene fra le mani una grossa mitra, e per terra si intravedono due pastorali, una corona con uno scettro. Sopra il santo un angelo sorregge un drappo rosso e un raggio di luce fuoriesce illuminando l'intera scena.

N°20: La tela di "S. Ignazio di Loyola", sec. XVIII-XVII.


Collocata nella Chiesa del Collegio, oggi Chiesa Madre, nell'altare più nobile del transetto. Di ignoto autore e collocabile tra la fine del sec. XVII e inizio del sec. XVIII.
L'autore realizzò l'opera ispirandosi al S. Ignazio del grande P. Rubens custodito nella Chiesa del Gesù di Roma.
La scena si svolge all'interno di un edificio davanti un tavolo coperto da un drappo rosso bordato con un decoro dorato. Al centro troviamo S. Ignazio con addosso i paramenti sacri (camice, stola leggermente accennata e una grossa pianeta tipica di quel periodo storico). Il santo con la mano sinistra sorregge un libro aperto, posato sul tavolo, su cui è inciso il motto dell'Ordine "Ad maiorem Dei gloriam". Lo sguardo del santo è rivolto in alto verso la rappresentazione dello stemma identificativo dell'Ordine "IHS". Alle spalle del santo troviamo in ombra una colonna su un'alta base, sopra la scena scende un manto di colore rosso scarlatto.

N°21: Pittura su pietra della "Madonna della Misericordia", sec. XVII-XVI.


Antichissima immagine realizzata su una parete che nel corso dei secoli è stata venerata e inglobata in diverse chiese. L'attuale chiesa della Madonna della Misericordia risale ai primi anni del sec. XVIII. Non si conosce l'autore, l'opera è collocabile tra la fine del XV e il sec. XVI.
La Vergine Maria viene rappresentata con il bambino Gesù in braccio e con la mano destra porta un oggetto (forse una rosa). La Vergine porta un ricco manto azzurro, decorato con motivi floreali dorati. Il Bambino Gesù tiene tra le mani una sfera sormontata dalla croce. Entrambe le figure portano sul loro capo due corone d'argentate.

N°22: La tela del "Trionfo del Nome di Gesù", di G. Giambrone, sec. XVIII.


Realizzata per l'altare maggiore della chiesa del Collegio, sino al 2009 è rimasta collocata al centro dell'abside centrale della chiesa, in seguito alla sistemazione dell'area liturgica la tela è stata sostituita con il crocifisso. Oggi è custodita nei magazzini della parrocchia. L'opera è attribuita a G. Giambrone, sec. XVIII.
Viene raffigurato il trionfo del Nome di Gesù, troviamo al centro il Bambino Gesù ritto in piedi e accerchiato da tanti angeli, vestito con un solo lenzuolo che dalla spalla destra scende sino alle gambe; alla sua sinistra la Vergine Maria, seduta su un trono di nuvole, tra le mani tiene dei gigli nell'atto di consegnarli ai Santi gesuiti inginocchiati di fronte la scena del trionfo; ai suoi piedi un angelo con un cesto in mano porge alla Vergine i simbolici fiori. Sotto l'intera scena vengono rappresentati i Santi gesuiti, il fondatore S. Ignazio è in primo piano, alla sua spalle altri santi dell'Ordine (S. Luigi Gonzaga, S. Giovanni B.) e nello sfondo sono visibili altri religiosi dell'Ordine.

N°23: La tela "dell'Adorazione dei Magi", sec. XVII.


Tela realizzata per la chiesa di S. Giuseppe, oggi custodita presso il Museo D'Arte Sacra. Ignoto l'autore, sec. XVII.
L'opera raffigura la classica visita dei Magi al Bambino Gesù. La scena si svolge all'intero di un edificio elegante, con elementi architettonici del mondo classico/rinascimentale. In alto, a sinistra, spunta dal cielo la stella che illumina con il suo raggio la Sacra Famiglia rappresentata a destra; la Vergine Maria sorregge il Bambino Gesù, seduto su un alto basamento e protetto dal manto della Madre; alle spalle S. Giuseppe assiste l'intera scena. Dall'altra parte, a sinistra, i Magi: due sono in piedi  e tengono tra le mani i loro doni (mirra e incenso), il terzo invece è in ginocchio e, in atteggiamento di grande venerazione, porge alla Sacra Famiglia il suo dono regale (l'oro), alle sue spalle due uomini sorreggono il suo ricco manto. In basso l'alto basamento su cui siede il Bambino Gesù troviamo una corona e uno scettro.

N°24: La tela "dell'Adorazione dei Magi", sec. XVIII-XVII.


Custodita nella chiesa della Madonna della Misericordia, riprende quasi alla stessa maniera la scena della tela qui presentata al n°23. Ignoto l'autore, collocabile tra la fine del sec. XVII e il sec. XVIII.
La scena qui si svolge davanti una capanna costruita con una mezza colonna e con il tetto di tavole di legno, sullo sfondo si notano i cammelli dei Magi, alcune lance, e in alto dal cielo due angeli incensano con un piccolo turibolo la scena. A sinistra troviamo la Sacra Famiglia e a destra i Magi in atto di adorazione al Bambino Gesù. In basso troviamo un uomo che tiene tra le mani un dono e sotto la Sacra Famiglia troviamo una corona e uno scettro.

N°25: La tela di "S. Francesco Saverio", sec. XVIII-XVII.

Realizzata dallo stesso ignoto autore della tela di S. Ignazio di Loyola per la chiesa del Collegio, dove tutt'ora l'opera è custodita, collocata nell'altare opposto del titolare. Collocabile tra la fine del sec. XVII e gli inizi del sec. XVIII.
Al centro troviamo rappresentato il Santo, in abiti liturgici con una larga cotta biancha senza troppe decorazione e con al collo una stola decorata di colore verde. S. Francesco è in preghiera, con le mani portate al petto e con lo sguardo verso una tenue luce che fuoriesce dall'alto. La scena si svolge all'interno di un edificio, alle spalle del santo è rappresentata un'alta base di colonna. Di fronte il Santo troviamo un tavolo, su cui è disteso un prezioso tappetto e sui cui poggia un crocifisso, un grosso libro chiuso e un piccolo fiore di giglio.

N°26: La tela "dell'Intercessione dei Santi Nicola, Biagio, Francesco", sec. XVIII.

Opera importante perchè ricorda un episodio della tradizione salemitana: un religioso cappuccino di Monte S. Giuliano, in una visione, avuta per tre notti di seguito e tre mesi prima della spaventosa voragine apertasi alle ore 4.30 della notte del 6 Marzo 1740 sul Monte delle Rose che distrusse due conventi, vide la Vergine Maria con i Santi Nicola, Francesco e Biagio intercedere presso il Signore per il paese di Salemi.
La tela è attribuita al pittore Fedele da S. Biagio, sec. XVIII, collocata nella Chiesa dei PP. Cappuccini.
In alto troviamo il Cristo, in atteggiamento di giudizio verso il paese di Salemi (rappresentato in basso al centro della scena), sotto abbiamo la Vergine Maria, con in mano un grosso vessillo, e S. Francesco D'assisi, entrambi in atteggiamento di preghiera. In fondo troviamo: in primo piano il Patrono S. Nicola, in secondo piano i Santi Biagio, Antonio da Padova, Vito e un santo cardinale.

N°27: La tela della "Crocifissione", sec. XVIII.

L'ignoto autore, nel sec. XVIII, realizzò quest'opera copiando "la Crocifissione" di Guido Reni, conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. La tela è custodita nella Chiesa di S. Agostino.
In un paesaggio scuro e triste troviamo al centro la croce a cui è appeso il Cristo. Sotto, sconvolti e con lo sguardo rivolto verso il crocifisso, troviamo la Vergine Maria vestita con un manto di colore blu intenso, Maria Maddalena abbracciata alla croce e S. Giovanni evangelista vestito con un manto di colore rosso accesso. 


N°28: La tela della "Madonna della Confusione", sec. XVIII.


Rientra tra le più belle immagini della Madonna presenti nel territorio di Salemi; è custodita nella chiesa dei PP. Cappuccini di Salemi, attribuita a Fra Felice da Sambuca, realizzata nel sec. XVIII
L'artista ha riprodotto la Vergine Addolorata con i segni della passione (i chiodi, la lancia, la spugna, la colonna della flagellazione), detta appunto della "confusione" per il dolore della morte del Figlio, addolorata ma non disperata. La Vergine Maria, raccolta per il dolore, stringe fra le sue mani un fazzoletto bianco, dal suo capo scende un delicato velo di colore blu scuro che l'avvolge interamente. Il suo triste viso è altamente espressivo, la bocca, gli occhi chiusi, la piccola lacrima che scende sulla guancia sinistra e il nodo alla gola mostrano concretamente il dolore di una madre di fronte la morte del proprio figlio.
Il culto della Madonna della Confusione è caro e presente tra i PP. Cappuccini, in modo particolare nel territorio del trapanese; altre immagini simili della Madonna della Confusione le troviamo in alcune chiese dei Cappuccini: Mazara, Trapani, Alcamo. 
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LE STATUE

N°1: La statua marmorea di "S. Francesco D'Assisi", sec. XVI-XV.

Statua marmorea del sec. XVI-XV raffigurante San Francesco D'Assisi e custodita nella Chiesa omonima, detta di S. Antonino (da Padova). Opera scultorea di Bartolomeo e A. Berrettari (+ 1524), scultori siciliani. Il santo è rappresentato orante in ginocchio di fronte al crocifisso (in gesso), con la mano sinistra tesa verso la croce. Visibile la piaga nel costato e le stigmate che il Santo ricevette nella sua vita. Alcune fonti, erroneamente, attestano che l'opera fosse contemporanea a Fra Elia D'Assisi, attestano anche che nel corso dei secoli sia stata modificata nell'abito (in particolare nel cappuccio) e nel cingolo per alcune questioni sorte riguardo l'abito dell'ordine dei francescani convenutali.

N°2: La statua marmorea della "Madonna della Candelora" di Domenico Gagini, 1468.

Realizzata, su commissione di Giovanni Lo Vesco, nel 1468 probabilmente dall'artista Domenico Gagini (committente e data sono incisi sulla base della statua). 
Collocata un tempo nella cappella del transetto sinistro della Madrice adesso è allestita presso il Museo D'Arte Sacra di Salemi.  La statua raffigura la Vergine Maria detta della "Candelora"; tiene con il braccio sinistro il Bambino Gesù e posa su una base di marmo ottagonale decorata con tre scene in bassorilievo: al centro la presentazione al tempio di Gesù e ai lati due figure in ginocchio con alle spalle un angelo e affiancate da uno stemma (probabilmente sono i committenti dell'opera). La composizione dell'opera segue lo stile della statua della Madonna di Trapani, attribuita a Nino Pisano.

N°3: La statua marmorea della "Madonna del Soccorso" di Antonello Gagini, sec. XVI.

Importante simulacro per la venerazione da parte dei salemitani per invocare alla Vergine Maria protezione contro i terremoti. Realizzata da Antonello Gagini tra il 1520 e il 1524 e custodita nella sua cappella nella Chiesa di S. Agostino
La Vergine Maria è rappresentata mentre porta con il braccio sinistro il Bambino Gesù e nella mano destra tiene alzata una mazza di argento contro una bestia demoniaca e a protezione di un fanciullo aggrappato alla sua veste. Il manto della Vergine è decorato con motivi floreali dorati e dipinto di colore celeste, a sua volta anche la veste del Bambino è dipinta dorata. Dipinti sono anche gli occhi, la bocca della Vergine e del Bambino Gesù. La statua poggia su una base di marmo decorata con bassorilievi di teste di angelo.

N°4: La statua marmorea della "Madonna col Bambino" di F. Laurana, sec. XV.

Opera di Francesco Laurana (1430-1503)sec. XV; la scultura manca della testa del Bambino Gesù, forse smarrita in seguito al terremoto del '68 che distrusse completamente la Chiesa del Carmine dove la statua era custodita e venerata. Oggi l'opera si trova al Museo D'Arte Sacra.
La Vergine Maria porta col braccio sinistro il Bambino Gesù e nella mano destra tiene un melograno, simbolo della fertilità. Delicata ed elegante nei lineamenti e nelle forme poggia su un base, anch'essa di marmo, scolpita con teste di angelo. Da notare l'eleganza delle pieghe del manto. La statua è dipinta nei mordi del manto con decorazioni dorate e nella parte posteriore del manto con una decorazione celeste.

N°5: La statua marmorea di "San Luca ev." di Giacomo Gagini, sec. XVI - XVII.

Collocato all'ingresso della Chiesa di S. Agostino, nella nicchia sopra il fonte battesimale. Opera di Giacomo Gagini (scuola gaginiana), sec. XVI - XVII.
Il santo è rappresentato mentre poggia il suo piede sinistro sopra il toro, simbolo dell'evangelista. Elegante nel movimento e nella forma, nella mano sinistra tiene il vangelo aperto e con la mano sinistra tiene la penna (mancante). Il santo porta sopra la veste un mantello e poggia su una base marmorea scolpita con uno scudo al centro; il toro invece è accovacciato su una roccia. Probabilmente la statua doveva essere decorata con qualche pittura di colore d'oro, oggi leggermente visibili nei bordi del manto e nel bordo della veste sotto il collo.

N°6: La statua marmorea di "San Giuliano", attribuita a Domenico Gagini, sec. XV.

Forse realizzata per la chiesa omonima situata nell'attuale via F. Crispi e, in seguito alla demolizione dell'edificio, trasportata nella Chiesa Madre e collocata nel secondo altare della parte destra. Alcuni attribuiscono l'opera a Domenico Gagini, altri a Francesco Laurana e altri ancora considerano la statua come tra le prime opere realizzate da Domenico Gagini in Sicilia. L' opera risale al sec. XV. In seguito al sisma del '68 si trova nel Museo D'Arte Sacra della città.
Il santo è rappresentato con un falco che tiene nel braccio sinistro, una grossa spada tenuta con il braccio destra, nella mano destra reca un libro e un cane alla sua destra morde il bordo del suo ampio mantello. Il santo veste abiti tipici dell'alta società del tempo, porta un copricapo finemente scolpito, indossa eleganti guanti e porta ai piedi dei calzari; veste una tunica cinta ai fianchi con sopra un pregevole mantello. La statua poggia su una base marmorea scolpita con episodi della vita del santo.

N°7: La statua marmorea di "S. Nicola di Bari", sec. XV.

Antica e piccola statua del Patrono S. Nicola realizzata per la facciata del Palazzo Senatoriale della città e sino a tutto il '900 era collocata in una nicchia nella facciata del Comune; in seguito, per i lavori di ampliamento dell'edificio, venne spostata nei giardini del castello. Oggi l'opera è custodita nel Museo D'Arte Sacra di Salemi. L'opera è ignoto autore e risale al sec. XV
Il santo è rappresentato mentre tiene con la mano sinistra il vangelo e nella mano destra porta il pastorale (mancante della parte superiore). Veste con una pianeta decorata con lo stemma dei regnanti spagnoli del sec. XV (Aragonesi), e porta sul capo la mitra.

N°8: La statua in alabastro di "S. Stefano Protomartire", 1511.


Oggi della Chiesa di S. Stefano, rimane solo il portale e parti delle mura laterali, il sisma del '68 rase al suolo l'antico edificio. La statua era venerata e collocata all'interno della chiesa in una delle cappelle. Nella base riporta la data, 1511, e il donatore: un certo Leonardo Amico. Oggi, in seguito ai lavori di ristrutturazione dei resti della chiesa, la statua è stata collocata all'esterno, all'interno del perimetro dell'edificio (trasformato a piazza), su un piedistallo di pietra.
La statua poggia su una preziosa base marmorea esagonale decorata con bassorilievi della vita del Santo; nel rettangolo frontale invece, attorno alla figura del santo, è incisa un'iscrizione che riporta la data e il donatore (un certo Leonardo Amico).
Il Santo è rappresentato mentre tiene nella mano destra il turibolo e una palma (simbolo del martirio) e nella mano sinistra un vangelo con sopra le pietre, con cui venne lapidato sino alla morte. Veste con un camice con sopra la dalmatica, abito liturgico del diacono.

N°9: La statua marmorea di "S. Nicola", sec. XVII-XVI.


Antica statua, recentemente restaurata dalla Fondazione Sgarbi, collocabile tra il sec. XVI e i primissimi anni del sec. XVII. Realizzata quando ancora non era stata costruita l'attuale Madrice, in seguito venne collocata nella cappella destra all'altare maggiore della chiesa e venerata dall'intero popolo salemitano di cui il santo ne è patrono. Oggi rimangono solo i resti dell'altare e la sola statua nella spoglia nicchia.
Il santo siede in cattedra (tipica modalità rappresentativa orientale dei santi vescovi) probabilmente l'ignoto artista si è ispirato all'immagine del santo rappresentata nella formella centrale della croce astile della Madrice (1386). Con la mano sinistra tiene un libro e con la mano destra (mancante, forse di argento) benedice (la perdita della mano non permette di conoscere se l'opera è iconograficamente di matrice bizantina o di matrice latina, questo lo dovrebbe confermare la posizione delle dita nell'atto di benedire). La testa del santo è successiva alla realizzazione dell'opera, forse ricostruita nei primissimi anni del sec. XVII. Il santo veste con paramenti tipicamente latini, forse però rimodellati sui precedenti paramenti bizantini. La statua poggia su una base marmorea (sec. XVI) dove in bassorilievo vengono rappresentati, in tre scene, tre importanti miracoli per la chiesa latina e orientale: la resurrezione dei fanciulli, la scarcerazione dei tre generali e l'offerta di denaro che il santo fece alle tre donne destinate alla prostituzione. Agli angoli della base troviamo raffigurati gli stemmi della casa regnante degli Aragonesi, cari alla città per la concessione della fiera in onore del santo patrono. Per maggiori informazioni consultare lo studio: http://www.matricesalemi.blogspot.it/p/lantica-statua.html

N°10: La statua lignea della "Madonna del Rosario", sec. XVIII.

Collocata un tempo nella Chiesa del Rosario (distrutta dal sisma del '68) oggi è custodita presso il Museo D'Arte Sacra della Città. Di autore ignoto, fine   sec. XVII - sec. XVIII.
La Vergine Maria tiene col braccio sinistro il Bambino Gesù, nella mano destra doveva tenere un rosario; il Bambino Gesù tiene le braccia aperte. La Madonna è senza velo con i capelli lunghi, veste con un decorato abito broccato di colore rosso con elementi floreali dorati, porta una cintura dorata al fianco e un manto azzurro nella parte posteriore e dorato in quella anteriore, decorato nei bordi con motivi floreali di colore rosso. Il Bambino invece è nudo. La Vergine poggia su una base, anch'essa lignea, scolpita con teste di angelo e nuvole.

N°11: La statua lignea di "S. Antonio Abate", sec. XVII.

Un'antica statua lignea un tempo collocata nella Chiesa di S. Antonio e poi portata prima nella vicina Chiesa di S. Stefano e poi, in seguito al sisma del '68, nella Chiesa di S. Francesco di Paola dove tutt'ora è custodita e venerata. Di autore ignoto, sec. XVII.
Il santo è rappresentato tenente con la mano destra il pastorale e nella sinistra un libro aperto. Da notare il volto e le mani dipinte marrone scuro. Sul capo tiene un'ampia aureola dorata; porta una veste dorata e un manto anch'esso dorato. Anche se non elegante nello stile la statua fa trasparire una bellezza spirituale che vuole ricordare il Santo.
Una tradizione popolare racconta che tra Salemi e Partanna furono scambiate due statue, tra cui questa che in verità rappresenterebbe S. Benedetto Abate, destinata per Partanna alla quale venne portata quella di S. Antonio Abate destinata per la chiesa di Salemi.

N°12: La statua lignea di "S. Agata", sec. XVII.

Elegante statua lignea, di autore ignoto del sec. XVII, custodita e venerata nella chiesa di S. Francesco di Paola; un tempo collocata all'altare maggiore assieme alla statua di S. Lucia, adesso si trova all'ingresso della chiesa.
La Santa vergine tiene con la mano sinistra un libro e nella mano destra una penna di piuma. Veste con un semplice abito dorato, con sopra un mantello anch'esso dorato. Il volto della santa è particolarmente espressivo, di colore rosso accesso sono dipinte le labbra e le guance sono evidenziate con un accesso colore rosa. La statua poggia su una base lignea quadrata di colore verde e con i bordi dorati, decorata davanti con una testa di angelo. 

N°13: La statua lignea di "S. Tommaso apostolo", sec. XVII-XVIII.

Il santo Apostolo rappresentato con il tipico evangelico indice, della mano destra, macchiato del prezioso sangue del Risorto. Un tempo la statua era collocata nella chiesa di S. Tommaso, accanto a quella di S. Biagio, probabilmente dopo la chiusura dell'edificio e della sua distruzione, l'opera è stata trasferita nella vicina chiesa del compatrono. Oggi è collocata nel Museo D'Arte Sacra della città. Di ignoto autore, ascrivibile tra il XVIII e il XVII sec.
Il santo è rappresentato mentre mostra l'indice della mano destra macchiato di sangue, nella mano sinistra porta un libro (probabilmente il Vangelo); veste con un abito dorato e con sopra un mantello dorato e decorato rossastro nella parte posteriore. Ai fianchi porta una cinta di colore verde scuro, senza scarpe ai piedi e dietro il capo un'aureola di legno decorato.

N°14: La Statua lignea di "S. Stefano protomartire", 1568.


Di autore ignoto, del 1568, realizzata per la Chiesa di S. Stefano (una delle chiese più antiche della città), oggi custodita nel Museo D'Arte Sacra, assieme alle altre preziose statue lignee.
Il santo è rappresentato mentre tiene con la mano destra la palma in cui sono infilate tre piccole corone, simbolo del martirio, e nella mano sinistra porta il vangelo su cui sopra poggiano due pietre, con cui venne lapidato sino alla morte. Il santo veste un camice dorato con sopra probabilmente la dalmatica, abito liturgico del diacono, anch'essa dorata e decorata nei bordi con motivi di colore verde scuro/blu scuro. Sulla spalla destra poggia una terza pietra e sulla testa è collocata un'aureola di legno intagliato e dorato.

N°15: La statua lignea di "S. Biagio vescovo e martire", sec. XVIII-XVII.

S. Biagio compatrono della città di Salemi, la sua statua è collocata e venerata nella Chiesa di S. Biagio; l'opera è di autore ignoto, collocabile tra la fine del sec. XVII e gli inizi  del sec. XVII.
Il santo è rappresentato con la mitra in testa, di colore dorato con al centro una decorazione di colore rosso, mentre tiene nella mano destra un semplice pastorale e nella mano sinistra sorregge il libro dei Vangeli. Interamente dorato, veste con il camice e la stola, sopra il tutto porta un ampio piviale anch'esso interamente dorato.


N°16: La statua lignea di "S. Vito", sec. XVI-XV.


Antica statua in cartapesta e in alcune parti di legno probabilmente del sec. XVI-XV, custodita nella Chiesa del Crocifisso.
Il santo viene raffigurato mentre tiene tra le mani una palma di argento, simbolo del suo martirio, e delle catene a cui sono legati due cani, di cui ne è protettore. Sul capo tiene una corona, indossa una veste scura con alcune decorazioni di colore giallo; sulle spalle porta un mantello di colore rosso e ai piedi calza dei alti stivali di colore marrone.



N°17: La statua lignea di "S. Isidoro agricola", sec. XVIII.


Custodita nella Chiesa della Madonna della Misericordia dove un tempo, in modo particolare i contadini, veneravano S. Isidoro. Di ignoto autore, collocabile nel sec. XVIII.
Il santo viene rappresentato con una veste che arriva sino al ginocchio, di colore verde e decorata di colore dorato ai bordi, e sulle spalle porta un mantello dorato. Il santo indossa ai piedi dei calzari, anch'essi di colore verde e decorati. Con la mano sinistra tiene una pala (anticamente utilizzata dai contadini per preparare il grano da macinare) e nella mano destra porta una treccia di spighe di grano. Entrambi (le spighe e la pala) sono simboli del lavoro della terra e in maniera particolare del frutto del grano che nei territori di Salemi era maggiormente coltivato. 

N°18: La statua lignea della "Madonna di Loreto", sec. XVII - XVIII.

Custodita all'interno del complesso del Collegio dei PP. Gesuiti, nella piccola chiesetta costruita seguendo le forme della Casa Santa presente a Loreto. Collocabile al sec. XVIII o al XVII, ignoto l'autore.
La Vergine Maria viene rappresentata alla stessa maniera della statua conservata a Loreto, veste sul suo intero corpo un abito decorato con motivi floreali di diverso colore che vanno dal verde, al rosso e al dorato (probabilmente con la stessa stoffa decorata vennero realizzate delle pianete, oggi conservate in Chiesa Madre). In fondo all'abito, al centro, è applicata una formella di argento raffigurante un cherubino. Visibili sono soltanto il volto della Madonna, ligneo e di colore marrone scuro, e il volto del Bambino Gesù, anch'esso di legno e di colore marrone scuro, e le sue due mani: la destra rappresentata nell'atto di benedire e la sinistra recante una sfera. La Vergine e il Bambino Gesù portano sul loro capo una corona di forma circolare, decorata con una stoffa rossa.
L'intera statua poggia su un' elegante base in alabastro, interamente decorato con pennellate dorate e scolpita con angeli e foglie, al centro in uno sfondo azzurro troviamo scolpita la raffigurazione dell'Annunciazione.

N°19: La statua lignea di "Maria Immacolata", sec. XVIII-XVII.


Il simulacro più caro ai salemitani, arrivato dalla città di Palermo a Salemi il 7 dicembre del 1741, inizialmente collocato nella Chiesa di S. Antonino, poi trasportato nella sua elegante cappella nella Madrice, oggi è custodito e venerato nella Chiesa del Collegio, Chiesa Madre della città. L'opera è collocabile tra la fine del sec. XVII e gli inizi del sec. XVII, ignoto l'autore.
La Vergine Immacolata è rappresentata come una ricca donna nell'atteggiamento, nel movimento e negli abiti; tiene le mani raccolte sul petto e con lo sguardo aperto all'infinito. La Vergine veste un abito di colore marrone e decorato con dei fiori dorati che un tempo dovevano essere in bassorilievo, dalle spalle scende un elegante mantello dorato nella parte anteriore e blu nella parte posteriore. Sulla testa porta un velo bianco con eleganti decorazioni dorate, i piedi scalzi poggiano su una base in cui troviamo un ampia mezza luna e il serpente con in bocca la mela. Sul capo porta una solenne corona e dietro la testa un grande stellario di rame. Nel giorno della festa il simulacro viene addobbato con preziosi gioielli. 

N°20: La statua marmorea della "Madonna del Soccorso", sec. XVIII-XVII.


Collocata dove un tempo sorgeva un'antica chiesa medievale dedicata alla Madonna, addossata alle mure della città e vicina ad una delle cinque porte (chiamata Santa Maria); oggi Piazza Simone Corleo, chiamata dai salemitani "Santa Maria". Di ignoto autore, collocabile tra la fine del sec. XVII e gli inizi del sec. XVIII, raffigura la Madonna del Soccorso.
La statua è collocata su un alto piedistallo di marmo, ristrutturato e modificato negli anni '40; precedentemente la base era costituita da un ampio piedistallo ovale, affiancato da alcune colonne. La Vergine Maria viene raffigurata mentre porta con il braccio sinistro il bambino Gesù e nella mano destra tiene alzata una mazza. Ai piedi, da un lato, un fanciullo che si stringe al manto della Madonna per trovare rifugio e dall'altro il drago o demonio che viene scacciato dalla Madonna.

N°21: La statua lignea di "S. Nicola di Bari", artista napoletano, sec. XIX.


Statua processionale, arrivata a Salemi il 5 dicembre del 1854. Un tempo conservata nella sagrestia della Chiesa Madre, oggi collocata in una cappella della Chiesa del CollegioL'artista è della scuola napoletana, con forti richiami alla corrente barocca, l'opera è stata realizzata nel sec. XIX.
Il santo patrono viene rappresentato mentre sorregge con il braccio sinistro il pastorale e con la mano il libro dei Vangeli, su cui sono posate le tre sfere; con la mano destra invece è nell'atto di benedire. S. Nicola veste con un camice bianco, finemente decorato nel bordo inferiore, indossa la stola decorata nei bordi con motivi dorati, sulle spalle un ricco piviale decorato, anch'esso con motivi dorati e nella parte intera completamente di colore rosaceo, infine al collo porta il pallio da vescovo, anch'esso decorato. Caratteristici sono il volto e le mani del santo, finemente lavorati con una forte espressività molto reale. Il volto del santo è raffigurato secondo l'iconografia occidentale, un anziano uomo con una folta barba. Sul capo porta la mitra da vescovo. L'intera opera è cromaticamente semplice (i colori sono il dorato, il bianco e il rosaceo della parte interna del piviale) ma elegante e solare.

N°22: La statua marmorea del patrono "S. Nicola di Bari", G. Pennino, sec. XVIII.


Realizzata, nel sec. XVIII, dall'artista palermitano Gaetano Pennino e commissionata dai cittadini di Salemi per ringraziare il patrono per la protezione dal terremoto del 1794. La statua venne collocata nel 1795 al centro della Piazza, allora chiamata di S. Francesco, successivamente nel primo ventennio del '900 venne spostata nel lato ovest della Piazza Libertà.
Il patrono viene raffigurato nell'atto di proteggere il paese di Salemi, rappresentato in basso alla destra del santo, dalle punizioni divine. Con la mano sinistra alzata verso il cielo intercede per allontanare i mali, con la mano destra copre con il piviale il paese che amorevolmente protegge e custodisce con il suo sguardo. Il santo viene rappresentato secondo la classica iconografia occidentale/latina, veste con eleganti paramenti di rito latino (camice, cotta, piviale), porta sul capo la mitra. La statua è collocata su un alta base di marmo realizzata sotto il periodo fascista. Con il sisma del '68 la mano sinistra subì alcune lesioni, ripristinate molto superficialmente da un improvvisato restauratore del tempo, e il libro del Vangelo, collocato tra la mano e la gamba destra, è andato perduto.

N°23: La statua marmorea di "S. Ciro", scuola del Pennino, sec. XVIII.


Venerata e custodita nella chiesa di S. Ciro, situata nella contrada che prende il nome del santo, costruita per volontà dei PP. Gesuiti nel sec. XVIII, i quali amministravano il culto in questo territorio. L'opera è stata realizzata dalla scuola del Pennino, attribuita a Filippo Pennino, sec. XVIII.
In finissimo marmo bianco l'artista raffigura il santo martire mentre sorregge con la mano destra il Vangelo e con la sinistra una palma, simbolo del martirio, portandola al suo petto. Il volto del santo è rivolto in alto e il suo corpo si mantiene in un elegante movimento tipicamente rinascimentale.
La statua è collocata nell'altare maggiore della chiesa, all'interno di una nicchia decorata e sormontata da una mezza volta a forma di conchiglia.
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I BASSORILIEVI E LE SCULTURE


N°1: Il fonte battesimale di Domenico Gagini, 1463.

Realizzato per la Madrice di Salemi venne collocato nella prima cappella di sinistra chiuso da un grosso decorato coperchio ligneo; oggi custodito presso il Museo D'Arte Sacra
Un atto notarile di Palermo del 1 dicembre 1463 attesta che un certo Riccardo Lancirotto, procuratore della maramma, commissionò tale opera per un prezzo di sette once. L'artista che realizzò la preziosa scultura è Domenico Gagini, una volta costruito il fonte a Palermo venne trasportato nella sua Madrice. La scultura è in fine marmo bianco, la grossa pila emisferica poggia su un fusto con vaghe scanalature e sormontato da un decorato capitello composito. Il fusto poggia su una base quadrata, decorato con foglie di quercia. Nella pila troviamo raffigurati lo stemma della città di Palermo (un'aquila spiegata), lo stemma della città di Salemi (S. Nicola di Bari, patrono) e quattro teste di serafini, a sua volta sempre sulla pila troviamo un'iscrizione con la data (M.CCCC.LXIII).

N°2: Il bassorilievo di S. Nicola di Bari, sec. XVI-XV.

Proveniente dalla ricca e antica chiesa di S. Stefano, subito dopo il sisma del '68 venne trasportato nella chiesa della Concezione. Oggi custodito presso il Museo D'Arte SacraIgnoto l'autore e realizzato nel sec. XVI-XV.
In questo prezioso bassorilievo troviamo raffigurato, all'interno di una nicchia con la volta a forma di conchiglia, il patrono della città. S. Nicola indossa gli abiti liturgici di rito latino (da notare i guanti nelle mani e il manipolo sul braccio sinistro), sulla grossa pianeta troviamo raffigurato lo stemma degli Aragonesi, regnanti nella Sicilia del sec. XV e cari ai salemitani per la concessione della fiera in onore del loro patrono. Il santo con la mano destra benedice e con la mano sinistra sorregge il libro del Vangelo e il pastorale.

N°3: La Madonna con il Bambino in terracotta policroma di Domenico Gagini, 1465.

Realizzata da Domenico Gagini nel 1465, forse a Salemi, per la Madrice della città e collocata nella terza cappella di destra all'interno di una ricca nicchia. Oggi, in seguito al sisma del '68, custodita presso la prima sala del Museo D'Arte Sacra.
La preziosa scultura è in terracotta policroma, probabilmente incompleta, con raffinate decorazioni oggi solamente visibili sul manto (di colore blu scuro decorato con delle stelle dorate). La Vergine Maria tiene fra le sue braccia il Bambino Gesù il quale tra le sue piccole mani regge una grossa melagrana. L'opera risente di forti echi dello stile artistico della scuola fiorentina della famiglia Della Robbia.



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